Domenica, 31 Maggio 2015.
A distanza di sei mesi torno a Pietra Cappa, questa volta per accompagnare un amico. E’ sempre un piacere condurre qualcuno a conoscere la propria terra e quella mattina ho pensato di tornare a visitare la Regina d’Aspromonte, anche perchè la volta scorsa avevo tralasciato di visitare i resti dell’antico Monastero Basiliano intitolato a San Giorgio.
Questa volta, conoscendo bene i tempi di percorrenza, decido di affrontare il percorso lasciando l’auto sulla strada, subito dopo Pietra Longa, affrondando il tratto di sentiero la cui ubicazione avevo intuito la volta scorsa.
Scesi dall’auto ci immergiamo immediatamente nella lecceta, scendendo il ripido pendio che conduce all’ovile incontrato nella precedente escursione e raggiungendo in breve la congiunzione con la carrareccia che scende dall’incrocio con la strada che sale al Montalto.
Incontriamo i Giganti di San Giorgio di cui si parla nel libro “I Giganti della Memoria di San Giorgio di Pietra Cappa“, edito dalla Laruffa e di cui vi ho già raccontato. In questo periodo sono rigogliosi e la chioma è folta e verdeggiante. Meravigliosi.
Il tragitto per il monolite prosegue tranquillo, con una giornata non troppo calda, perfetta per camminare. Raggiunto il cancello per il Casello di San Giorgio, dopo pochi passi mi fermo di scatto, bloccando il mio amico per un braccio. Un esemplare di scoiattolo nero meridionale rosicchia tranquillo una ghianda, appoggiato alla recinzione. Mi concede giusto il tempo di qualche fotografia, per poi guadagnare i rami del vicino albero, dileguandosi.
Raggiunto il casello cerchiamo i ruderi del Monastero Basiliano. Secondo le varie descrizioni sono poco distanti ed infatti, dopo qualche minuto di ricerca in mezzo ai castagni, eccoli apparire in leggera lontananza.
La luce filtra leggera nel bosco, illuminando le vetuste mura con un taglio cinematografico. Il sito è inondato di vegetazione e l’interno del perimetro dell’edificio è invaso da un tappeto di felci di un verde brillante.
Nonostante le devastazioni subite nel corso dei decenni (negli anni ottanta il pavimento i marmo policromo della chiesa è stato distrutto da scavi, effettuati senza criterio alla ricerca di un misterioso, quanto romanzesco tesoro), il sito mantiene un grande fascino e un’aura di mistero pervade ogni pietra. Intorno al perimetro del monastero si stendono dei terrazzamenti, realizzati con muretti a secco (c.d. armacere) per consentire la coltivazione. Poco lontano, un sistema idrico rudimentale quanto efficiente garantiva l’accesso all’acqua per l’irrigazione dei campi.
Non è difficile immaginare la vita dei monaci oltre mille anni or sono, camminando per queste contrade. L’atmosfera è sospesa e numinosa.
Dopo alcuni scatti e una breve perlustrazione del sito, proseguiamo il cammino verso Pietra Cappa.
Il monolite appare di lì a poco, maestoso come sempre.
Non mi dilungo nella descrizione, rimandandovi al mio articolo di novembre, e vi saluto con questa galleria di immagini.
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