Voglio inaugurare questo spazio con una riflessione su un argomento che, mi sembra, oggi sia un attimino male interpretato nel mondo della fotografia, soprattutto tra i neofiti… La scelta dell’ottica.
Al di là dell’infinità di luoghi comuni, che tutti conoscono e sono pronti a propalare con fermezza e convinzione (della serie che “l’obiettivo è molto più importante della fotocamera”, e robe simili), il dato che ho potuto rilevare è che molte volte non si ha la più pallida idea di cosa determini realmente il valore di una lente.
Partiamo dalle origini.
Prima dell’obiettivo esisteva il foro stenopeico. Grande miracolo della fisica quello: un forellino minuscolo che riusciva a proiettare su un piano focale l’immagine capovolta di ciò che gli stava davanti, ma che aveva il grosso limite (se abbinato all’uso di un supporto sensibile) di richiedere lunghi tempi di esposizione, a causa della poca luce che lasciava trapelare. La soluzione a questo problema era quella di aumentarne il diametro, ma in questo modo l’immagine sarebbe risultata meno nitida (e già non lo era di suo).
L’introduzione della lente è stata una vera e propria rivoluzione, perchè ha consentito di aumentare il diametro del foro e, al contempo, la nitidezza dell’immagine, riducendo sensibilmente i tempi di posa.
Da lì è stato un susseguirsi di innovazioni e migliorie. Alla lente singola si è sostituito lo “schema ottico”, al fine di rendere sempre più performante la resa, riducendo al minimo le aberrazioni cromatiche ed ottiche.
Nasce l’obiettivo dunque. Un gruppo elementi ottici raggruppati al fine di compensare reciprocamente determinate aberrazioni, all’unico (?) scopo di formare la migliore immagine possibile sul piano di messa a fuoco, differenziandosi l’offerta a seconda delle focali richieste, della maggiore o minore luminosità, della possibilità di variare focale oppure no, eccetera… Fino ad arrivare alle più estreme innovazioni, consistenti nella messa a fuoco automatica (anche ultrasonica), nella stabilizzazione ottica, nell’utilizzo di particolari tipologie di vetro a bassa dispersione o di lenti di tipo asferico e nell’implementazione di sofisticati rivestimenti multistrato per eliminare riflessi indesiderati ed aumentare la resa ottica.
Alla luce di quanto precede, dunque, la scelta di un obiettivo al posto di un altro dovrebbe essere determinata, fondamentalmente, dalla volontà di ricercare il miglior compromesso tra prezzo e resa ottica globalmente considerata, il tutto nello specifico range di focali richiesto dal fotografo, ed è proprio qui che si manifesta quella incongruenza di cui parlavo all’inizio.
Mi è capitato spesso di imbattermi in argomentazioni poste a sostegno di un determinato acquisto che poco avevano a che fare con ciò che ho detto prima, essendo piuttoto riconducibili a valutazioni emotive, estetiche, pubblicitarie… Motivazioni varie insomma, che però non collimano con il reale valore di una determinata lente.
L’impressione, insomma, è che spesso un obiettivo venga scelto dal suo acquirente sulla base di valutazioni che poco hanno a che fare con la fotografia ed affini, piuttosto, alle scelte che si operano quando si acquista un orologio, un cappello, un paio di scarpe… Oggetti che, in qualunque loro configurazione, fanno comunque quello per cui sono stati progettati e che si distinguono solo per il mero valore estetico e modaiolo…
L’obiettivo diventa un oggetto da esibire, piuttosto che uno strumento e ciò comporta che sue eventuali lacune e mancanze non sono percepite o, alla peggio, sono sopraffatte dal senso di soddisfazione generato dagli altri profili non fotografici dell’oggetto in questione.
Accade un pò per tutti gli ammennicoli che caratterizzano la fotografia.
Ma qual’è il punto? Qual’è la conseguenza di tutto ciò? Provo a formulare una domanda…
Se un elemento fondamentale dell’atto fotografico qual’è l’obiettivo viene scelto sulla base di parametri avulsi dalla fotografia, cosa rimane della fotografia stessa?
Dimenticavo… Ci sono le recensioni sui forum!
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