Riscoprire il piacere di stampare in casa
Questo è il primo di una serie di articoli a puntate che ho deciso di dedicare al tema delle stampe Fine Art (FineArt) in fotografia digitale, ottenute senza ricorrere all’assistenza di un laboratorio professionale. Se rivolgersi ad uno stampatore professionista, infatti, offre indubbi vantaggi in termini di qualità del servizio e del prodotto finale, dall’altro lato impone la scelta di mettere in mani altrui il proprio lavoro e privare il fotografo della parte forse più bella del processo fotografico.
L’avvento del digitale in fotografia, tra le altre cose, ha semplificato molti aspetti della stampa, soprattutto in termini organizzativi e logistici. Con la fotografia a pellicola, infatti, stampare da soli le proprie fotografie imponeva scelte radicali e molto complesse dal punto di vista operativo, specialmente per la stampa casalinga delle fotografie a colori. Allestire una camera oscura ben attrezzata, inoltre, richiede molto più spazio di quello necessario per rendere operativa una stampante adatta al FineArt, che può essere collocata anche in una normale postazione PC. Per queste ed altre ragioni, scegliere oggi di stampare da sè le proprie fotografie può risultare estremamente gratificante, purchè la scelta sia preceduta da una valutazione consapevole ed attenta di tutti i risvolti pratici che ne conseguono.
Cosa troverete in questi articoli
Due anni fa, quando decisi di realizzare una stampa FineArt di grande formato di una mia fotografia panoramica, mi rivolsi ad un laboratorio locale (oggi purtroppo non più in attività). In quella occasione pubblicai un articolo in due puntate, nel quale però non mi addentravo negli aspetti operativi. Volevo mostrare al pubblico il prodotto finito, completo di cornice artigianale e concentrare l’attenzione sul significato e l’importanza di una stampa di alta qualità.
Con il progetto alla base di questi articoli voglio andare oltre e mostrarvi il percorso che c’è dietro ad una stampa FineArt realizzata con mezzi propri, dal momento del concepimento dell’idea fotografica a quello della sua materiale traduzione su carta.
Affronteremo quindi il problema dello studio del soggetto, della pianificazione delle riprese, degli accorgimenti da prendere durante la loro materiale realizzazione, del trattamento del file in postproduzione ed infine della stampa vera e propria, con la scelta del formato e, soprattutto, del tipo di supporto.
Il mondo della stampa FineArt, tuttavia, è molto vasto e tocca ambiti anche molto tecnici e complessi. Per questa ragione il livello di approfondimento dei dettagli tecnici sarà quello strettamente necessario ad apprendere i rudimenti della stampa casalinga. Una trattazione più specifica appesantirebbe la fruzione degli articoli, il cui scopo non è, e non può essere, quello di offrire un corso di stampa professionale a puntate.
L’approccio FineArt
Il mondo della fotografia FineArt soffre moltissimo di scarsa conoscenza, che impedisce al grande pubblico di apprezzare la qualità e l’importanza di una stampa di pregio. Ciò si riflette sull’impoverimento della considerazione che si ha nei confronti del lavoro dei fotografi, sempre più spesso ritenuti operatori di un’arte spicciola, ormai rimessa pressochè unicamente agli automatismi delle fotocamere e dei software di editing.
Anche molti fotoamatori, d’altra parte, ignorano completamente il mondo del FineArt o lo conoscosono soltanto per sentito dire. E’ facilissimo trovare migliaia di forum ove si discute dell’ultimo modello di reflex uscito sul mercato, ma è molto più raro discutere di carte, grammatura, supporti baritati, superficie matte o perla, oppure sulle prestazioni di una determinata stampante.
Stampare una fotografia con le tecniche del FineArt (letteralmente belle arti) significa non soltanto fissare su carta l’immagine, ma realizzare un oggetto tangibile che ne esalti i contenuti visivi, coniugandosi con l’anima del soggetto ritratto e che si distingua per la qualità e singolarità dei materiali utilizzati. Una stampa FineArt, in definitiva, è un oggetto di pregio, che si fa guardare non soltanto per il dato estetico connaturato al soggetto fotografato, ma anche per le caratteristiche fisiche del supporto scelto per la stampa e per il modo in cui esse contribuiscono alla materializzazione dell’idea fotografica. Scegliere una carta matta piuttosto che lucida, oppure a tono leggermente caldo piuttosto che ultrawhite, significa influenzare notevolmente il risultato finale: la stessa immagine, stampata su supporti diversi, può cambiare anche notevolmente il suo aspetto finale e generare reazioni diverse nell’osservatore.
Stampare personalmente le proprie immagini è un momento di grande soddisfazione, perchè rappresenta la conclusione di un processo complesso gestito in totale autonomia. E se ai tempi della pellicola era abbastanza comune vedere il fotografo alle prese con le attività di sviluppo e stampa, data la minore diffusione della fotografia e l’iniziale assenza di procedimenti automatizzati, con l’avvento delle tecnologie le cose sono cambiate rapidamente. Il risultato è stato il progressivo abbandono della stampa casalinga, sostituita dapprima dai servizi di stampa dei minilab chimici offerti dai fotolaboratori e, successivamente, pressochè eliminata in nuce dall’avvento della fotografia digitale, che ha ridotto drasticamente la quantità di immagini stampate. Senza entrare nel dibattito aperto da Vinton Cerf circa la pericolosità insita nel non stampare le fotografie – che rischia di portarci fuori strada ma che risulta di fondamentale importanza per il nostro futuro – ci limitiamo a prendere atto che oggi si stampa pochissimo. Escludendo i fotografi di massa, cui poco interessa l’argomento delle stampe di qualità ed a cui basta al massimo stampare le foto delle vacanze, rimane il fotoamatore appassionato ed esigente, che un tempo passava ore in camera oscura e che oggi si dedica al massimo alla postproduzione digitale (paragonabile per molti versi all’attività di camera oscura) ma senza che la finalizzazione del suo lavoro coincida più con la stampa su carta. La fotografia digitale, infatti, ha indotto un ridimensionamento del concetto di prodotto fotografico, incentrato non più sulla stampa, bensì sulla condivisione digitale attraverso i social e le piattaforme web dedicate alla fotografia.
Inutile dire che, nonostante tali strumenti abbiano assunto negli ultimi anni un ruolo preponderante e non possano essere esclusi o ignorati, la stampa su carta rappresenta ancora l’unico modo per conferire alla fotografia una dignità morale, oltre che, ovviamente, ad un livello di godibilità solo apparentemente surrogato dalla visione attraverso uno schermo.
Scegliere di stampare autonomamente le proprie fotografie rappresenta oggi una scelta al contempo coraggiosa ed in controtendenza, rispetto l’accelerazione impressa al mondo dell’immagine dalle nuove tecnologie. E’ una rivendica della dimensione di fotografo.
L’attrezzatura per il FineArt e i costi di stampa
Una breve premessa sarà di aiuto per quanti di voi intendono iniziare a stampare FineArt in casa. Al giorno d’oggi i fotoamatori arrivano a spendere anche somme particolarmente ingenti per fotocamere e obiettivi, spesso senza averne un reale bisogno o, peggio, senza capire esattamente cosa stanno comprando, contenti dell’esborso solo perchè potranno mostrare il nuovo acquisto agli amici.
Ora, se è vero che le stampe casalinghe hanno costi molto elevati è anche vero che tali costi non dovrebbero spaventare chi cambia reflex ogni 18 mesi o compra obiettivi dal prezzo a tre zeri. Se a questo aggiungiamo che la scelta di stampare da sè dovrebbe giungere in un momento di relativa maturità fotografica, cioè quando la tecnica si è già acquisita ed il corredo è di buon livello, allora si può pensare di destinare una parte dei risparmi per acquistare inchiostri e carte. Sono i consumabili, infatti, che incidono molto sulla scelta di stampare in casa, atteso che con meno di mille euro è possibile comprare una stampante e un colorimetro nuovi. Se poi andiamo su modelli usati – e vedremo che la scelta è tutt’altro che assurda – i costi per l’attrezzatura scendono sensibilmente. Inoltre la stampa casalinga, non essendo caratterizzata dall’esigenza di garantire grossi volumi di produzione, nè efficienza e affidabilità assolute, ben si adatta a soluzioni di compromesso, attraverso le quali ottenere risultati di tutto rispetto a costi di acquisto e gestione più contenuti.
Personalmente ho quantificato il costo di una stampa FineArt di 30×45 cm in circa 6-8 euro, a seconda del tipo di carta e della densità di inchiostro necessaria a riprodurre i toni della fotografia. Un costo, pur elevato in senso assoluto, che risulta del tutto abbordabile se consideriamo che si stamperanno soltanto le immagini più significative e che saremo sempre noi a decidere quando farlo. Il digitale infatti, se da un lato ha ridotto eccessivamente il peso della fotografia stampata, con i problemi accennati poco sopra, dall’altro lato consente di scegliere quali immagini stampare, riducendo pressoché a zero i rischi di una stampa insoddisfacente.
Vediamo dunque cosa serve per stampare.
La stampante
Decidere di realizzare autonomamente le proprie stampe FineArt implica innanzitutto l’acquisto di una stampante adatta allo scopo. La scelta si concentra ovviamente sulle stampanti di grande formato, dall’A3 all’A2+. Escludo le stampanti più grandi in quanto i costi di acquisto e di gestione (e le dimensioni!) crescono esponenzialmente, mal conciliandosi con l’idea di stampare in casa e più adatti ai laboratori specializzati. Quelle più piccole, essenzialmente in formato A4, non soltanto limitano eccessivamente le possibilità di scelta del formato, ma in genere si tratta di modelli non adatti alla stampa FineArt, perchè non in possesso delle caratterische che vedremo a breve.
I migliori produttori di stampanti fotografiche adatte al FineArt sono Epson e Canon.
L’analisi dettagliata delle caratteristiche esula dallo scopo di questi articoli, per cui mi limiterò ad alcune indicazioni di massima, posto che quando si spendono dai 7-800 ai 1.200/1.300 euro per una stampante professionale di questi produttori, difficilmente si acquista qualcosa di scadente. Bisogna però distinguere una stampante fotografica adatta al FineArt da altre stampanti definite “fotografiche” ma dedicate ad applicazioni meno ricercate.
Innanzitutto è importante verificare la quantità e la tipologia di inchiostri utilizzati. Le cartucce installate (o serbatoi) non devono essere meno di 8, meglio 9, comprendendo i tre colori primari Ciano, Magenta e Giallo, il Ciano Chiaro, il Magenta Chiaro, ed almeno 3 gradazioni di Nero. Alcuni modelli più costosi implementano anche un serbatoio per il Verde ed uno per l’Arancione. La maggiore quantità di inchiostri serve ad estendere il gamut della stampante, ossia la sua capacità di riprodurre una maggiore quantità di colori e di gradazioni di grigio.
Gli inchiostri poi si distinguono in dye based ed a pigmenti. Nei primi le molecole di colorante sono disciolte in un solvente (generalmente acqua), mentre negli inchiostri pigmentati il colorante è composto da molecole in sospensione nel liquido. Gli inchiostri a base di pigmenti sono molto più duraturi nel tempo, mentre quelli dye based sono caratterizzati da colori più brillanti. Ovviamente negli ultimi anni sono stati fatti notevoli miglioramenti, ma a mio avviso gli inchiostri pigmentati rimangono la migliore soluzione, garantendo una grande durata nel tempo ed un’ottima resa sulle migliori carte FineArt.
I modelli di stampante più costosi, poi, non soltanto sono in grado di stampare un formato maggiore, ma possiedono dei serbatoi molto più capienti. La maggiore capienza implica certamente un costo più alto per la singola cartuccia, ma l’aumento di costo è meno che proporzionale rispetto all’autonomia e riduce il costo/copia. Per intenderci, un set completo di serbatoi da 15ml come quello della mia Epson Stylus Photo R2880 costa circa 110 euro e consente di stampare circa 20-25 fogli A3+, mentre quello della Epson Stylus Pro R3880, la sorella maggiore della R2880 che stampa il formato A2 e possiede taniche da 80ml, costa più di 500 euro ma l’autonomia è oltre cinque volte maggiore. La scelta del tipo di stampante dipende molto dal volume di stampe che pensate di realizzare e dall’intensità dell’utilizzo.
Entrambe le stampanti citate comunque, sono state sostituite da nuovi modelli, che utilizzano nuove formule di inchiostri. Nonostante comprai la R2880 ad inizio 2009 è ancora in grado di offrire grandissime soddisfazioni per la stampa casalinga. Utilizza la tecnologia Epson UltraCrome K3 Vivid Magenta, oggi sostituita dalla UltraCrome HD, che ne costituisce una evoluzione. In questo settore, tuttavia, l’evoluzione tecnologica, pur importante, ha un impatto diverso sul risultato finale e se le nuove tipologie di inchiostri risultano certamente migliori rispetto ai precedenti, bisogna sempre considerare quanto questo miglioramento incida sul risultato finale e sulla qualità della vostra stampa. Detto in altri termini, se non riuscite a gestire bene l’intero processo di creazione di una stampa FineArt, curando ogni singolo dettaglio, possedere l’ultimo modello di stampante non vi garantirà da solo risultati migliori. Per queste ragioni potete valutare benissimo il mercato dell’usato e trovare un’ottima stampante ad un terzo del prezzo originario, risparmiando denaro per l’acquisto di carte ed inchiostri!
Il colorimetro per il monitor
Anche questo è un accessorio indispensabile, specialmente se non possedete un monitor dedicato alla fotografia. Paradossalmente, infatti, i pannelli dedicati alla fotoelaborazione (su tutti Eizo) sono dotati di un buon profilo colore già dalla fabbrica e lavorarci senza riprofilarlo specificamente induce ad un difetto di corrispondenza con lo stampato certamente inferiore a quello che si ottiene lavorando su uno schermo economico non profilato.
Sebbene qualche purista potrebbe risultarne sconcertato, io non possiedo un costoso monitor professionale, ma un comune pannello IPS da 24″, con risoluzione Full HD ed illuminazione LED, che ho scelto per la buona resa cromatica di base, tendenzialmente neutra e non ipersatura e successivamente riprofilato con la sonda Spyder 3 Elìte prodotta dalla Datacolor. Anche qui ci troviamo di fronte ad un prodotto con qualche anno sulle spalle, dato che la Datacolor commercializza attualmente la versione 5 dello Spyder aggiornata rispetto alle precedenti e disponibile anche in versione “studio” con lo spettrofotometro, necessario alla profilazione dell stampante (vedi paragrafo successivo). Ed anche qui vale lo stesso consiglio di prima, ovvero di valutare l’acquisto di un prodotto usato o, comunque, di un modello precedente, che consente di risparmiare denaro, senza compromettere la qualità del risultato. Un colorimetro come lo Spyder costa dai 100 ai 200 euro, a seconda della versione scelta.
Acquistai lo Spyder 3 insieme alla stampante e l’ho utilizzato su diversi tipi di monitor e notebook, riuscendo sempre ad ottenere un’ottima profilatura, che mi ha consentito di stampare senza problemi. Naturalmente, anche il mio pannello attuale, di cui parlavo prima, è stato profilato e gli interventi richiesti per l’equilibratura sono stati davvero minimi, a dimostrazione del fatto che si tratta di un buon pannello, soprattutto in relazione al suo costo. In realtà devo riscontrare che i pannelli LCD prodotti negli ultimi due anni hanno evidenziato notevoli miglioramenti rispetto al passato. Certamente l’acquisto di uno schermo professionale, che da solo vale quanto la spesa per una workstation di buon livello, è irrinunciabile per i professionisti del settore, che non possono lasciare nulla al caso. Ma ogni spesa, si diceva, va rapportata all’utilizzo che se ne intende fare ed all’effettiva incisione sul risultato finale.
Lo spettrofotometro
Non soltanto il monitor lavora in abbinamento ad un un profilo colore (quello di fabbrica o uno creato appositamente con il colorimetro) ma anche la stampante, con la differenza che quest’ultima ha bisogno di un profilo per ogni diverso tipo di carta utilizzata. Le carte, infatti, cambiano moltissimo tra loro e con esse la resa in abbinamento agli inchiostri. Ogni volta che si stampa, pertanto, è necessario istruire la stampante circa il tipo di carta utilizzata e ciò attraverso l’impostazione di uno specifico profilo colore, costruito sulla base del modello di stampante e di uno specifico tipo di carta. Le case produttrici delle migliori carte per la stampa Gicleè (tecnologia alla base della stampa FineArt digitale), come Hahnemuhle e Canson, mettono a disposizione i profili preconfezionati per ognuno dei tipi di carta prodotta e venduta. In questo modo l’utente finale ha la possibilità di scaricare il profilo ICC (International Color Consortium) per il tipo di carta prescelta ed impostarlo nell’interfaccia di gestione del colore al momento di stampare.
Lo spettrofotometro è lo strumento che consente la creazione di profili di stampa personalizzati.
Chi si sta chiedendo quale sia la necessità di realizzare dei profili personalizzati, quando le case produttrici mettono a disposizione dei profili belli e pronti, si sta ponendo una domanda corretta. In realtà due stampanti dello stesso identico modello, così come anche due confezioni di carta dello stesso tipo, possono presentare delle leggere differenze di resa. Il profilo del produttore, pertanto, essendo generico può risultare non del tutto preciso. Il prodotto a mio avviso più interessante per questo tipo di applicazioni è l’xRite di ColorMunki, che con un prezzo inferiore a 500 euro consente la calibrazione insieme del monitor, della stampante e persino della fotocamera.
Personalmente ho sempre utilizzato i profili del produttore, senza riscontrare particolari problemi. Riportando il tutto alla natura delle applicazioni di cui parliamo, cioè della stampa casalinga, ritengo che una spesa di questo tipo possa tranquillamente essere evitata, almeno inizialmente, limitandosi al più importante acquisto del colorimetro per il monitor, con una spesa sensibilmente inferiore.
Le carte
Fatta la scelta fondamentale del modello di stampante (e dunque della tipologia di inchiostri con i quali stamperemo tutte le nostre fotografie), l’altro elemento fondamentale per una stampa di pregio è la carta. Parleremo approfonditamente dei supporti di stampa nelle prossime puntate, per il momento mi limiterò ad alcune considerazioni di massima. Innanzitutto è bene chiarire che quando si parla di supporti per la stampa FineArt non ci si riferisce alle comuni “carte fotografiche” che potete trovare al centro commerciale. Il supporto è fondamentale per la creazione di un manufatto di pregio e deve possedere delle caratteristiche specifiche, che garantiscano la migliore riproduzione dei toni dell’immagine, la sua durevolezza nel tempo ed la sensazione tattile tipica di un prodotto di alto livello. Personalmente ho sempre utilizzato carte Hahnemuhle, ma anche i prodotti della Canson Infinity sono eccellenti.
Le carte dedicate al FineArt sono caratterizzate da elevati standard produttivi, che ne garantiscono la purezza della polpa, l’uniformità della superficie e la sua predisposizione ottimale alla ricezione dell’inchiostro. La totale assenza di acidi nei prodotti collanti, inoltre, garantisce la durevolezza nel tempo, che ha ormai raggiunto livelli superiori alla tradizionale stampa chimica. Alcune tipologie di carte sono realizzate in fibra di cotone e sono caratterizzate da una sensazione tattile unica; altre invece sono trattate con solfato di bario, per renderle simili alle tradizionali carte baritate utilizzate in camera oscura.
In questa pagina del mio sito trovate un elenco delle principali carte che ho utilizzato per le mie stampe, ma ne esistono molte altre. Sono disponibili anche supporti in tela per la stampa FineArt.
La più importante azienda italiana per la commercializzazione di prodotti FineArt è la Shades International S.r.l., dove ho sempre acquistato le carte per le mie stampe e alcuni altri prodotti per la conservazione e l’installazione.
Conclusioni
Questa prima puntata ha avuto lo scopo di introdurre il progetto di questa serie di articoli e di fornire un quadro d’insieme della stampa FineArt, con un focus particolare sulle attrezzature necessarie per realizzare ottime stampe in piena autonomia. Il mondo della stampa FineArt è tuttavia articolato e richiede un approccio sistematico. Nei prossimi appuntamenti, pertanto, entreremo nei dettagli del processo che conduce alla realizzazione di una stampa. Il prossimo articolo, in particolare, sarà dedicato alla fase di reperimento, cioè quella materialmente dedicata alle riprese fotografiche, dove analizzeremo gli aspetti tecnici della ripresa e gli accorgimenti da adottare per ottenere un file RAW ottimale.
Vi aspetto!
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