Culto e tradizione popolare della Santa Pasqua
La Santa Pasqua, da sempre sinonimo di vita e di rinascita, è un appuntamento ricco di grande tradizione e religiosità in molti comuni calabresi. La Passione di Cristo, la sua morte e Resurrezione sono oggetto di rappresentazioni che uniscono la fede al folklore ed alla tradizione e si differenziano tra le varie comunità cristiane per particolari più o meno evidenti. Una delle rappresentazioni più diffuse nella provincia reggina, relative alla Santa Pasqua, è quella della Cunfrunta, nota in alcuni comuni anche con il nome di Affruntata. Il termine richiama il concetto di “incontro”, che avviene tra la Madonna Addolorata e suo figlio Cristo Risorto il giorno di Pasqua.
Il Giovedì e il Venerdì Santi
Tra le varie manifestazioni della Cunfrunta, quella del comune di San Luca è tra le meno note, ma non per questo meno ricca di fascino e sacralità. Essa non è che l’epilogo della serie di celebrazioni e rituali con i quali la comunità, coordinata dal Parroco Don Pino Strangio, vive intensamente la Resurrezione del Signore. Queste hanno inizio la sera del Giovedì Santo, quando la statua della Madonna Addolorata, custodita all’interno della chiesa di Santa Maria della Pietà di San Luca, viene portata presso l’abitazione della Signora Giuseppina Strangio, che ha sempre provveduto personalmente “vestire la Madonna” e che purtroppo è venuta a mancare al nostro affetto proprio quest’anno, il mercoledì che precede il Giovedì Santo. Nonostante il lutto, tuttavia, la figlia Annamaria, insieme con la sorella e le nipoti, hanno continuato la tradizione, vestendo l’Addolorata e dando una grande dimostrazione di fede, come Nonna Giuseppina avrebbe voluto. La saluto con tanto affetto.
La vestizione consiste nella sostituzione degli abiti celesti con quelli del lutto per la morte di Cristo: la Madonna viene ammantata di nero e tra le sue braccia è posto un lenzuolo bianco, che simboleggia il sudario nel quale Maria ha avvolto Gesù deposto dalla Croce. La statua rimane presso l’abitazione della Signora Giuseppina per tutta la giornata del Venerdì Santo, durante la quale i fedeli si recano in visita di fede, recitando il Rosario e intonando canzoni religiose in dialetto locale, che inneggiano alla Santa Vergine. Le preghiere e le visite continuano incessantemente fino a sera, mentre la statua della Madonna sembra davvero cambiare espressione, il suo volto è afflitto per la perdita del Figlio e si respira un’atmosfera densa di religiosità e fede.
Il cortometraggio dell’edizione 2016
La sera del Venerdì Santo, verso le ore 22.00, inizia la predica della Passione, durante la quale vengono ricordate le ultime ore di vita di Gesù Cristo. La Bibbia racconta che la Madonna avvicina Gesù per tre volte durante la Passione, la prima durante il cammino verso il Monte Calvario, la seconda quando Gesù è in Croce e la terza quando Ella raccoglie le spoglie del Cristo Morto deposto dalla Croce. In corrispondenza delle rievocazione di questi momenti, il Parroco pronuncia il nome di Maria che fa il suo ingresso in chiesa. Dopo la terza “Chiamata”, l’omelia continua, finché il Parroco pronuncia il nome di Giovanni che, sempre secondo le Sacre Scritture, si avvicina insieme alla Madonna ai piedi della Croce e ove Gesù rivolgendosi dapprima a Maria le dice “Donna, ecco tuo Figlio”, poi, rivolgendosi a Giovanni dice “Ecco tua Madre”. In quel momento la statua di San Giovanni viene anch’essa fatta entrare in chiesa. Sono momenti di grande commozione e manifestazione di fede. La chiesa è gremita e nella piazzetta laterale i giovani accendono un fuoco, che simboleggia la luce e la vita e nel quale tradizionalmente venivano accese delle fiaccole per illuminare la via della Madonna.
Il Sabato Santo e la Veglia Pasquale
Al termine dell’omelia la Maria viene portata in processione fino al Calvario e poi riportata nuovamente in Chiesa fino alla mattina del Sabato Santo, quando verrà portata ancora in processione insieme alla statua del discepolo Giovanni.
La solenne messa della notte di Pasqua è particolarmente suggestiva. Durante la veglia vengono abbassate le luci e il parroco esce in piazzetta per la benedizione del fuoco, mentre alla mezzanotte, sulle note di melodiosi canti, viene cantata la Resurrezione di Gesù Cristo. Senz’altro una delle celebrazioni Pasquali più emozionanti cui io abbia mai assistito.
La Cunfrunta
La mattina della Pasqua è il grande giorno. Già dalle prime ore del mattino si respira un’atmosfera di trepidante attesa per la “Cunfrunta”. Piazza Dante Alighieri è stranamente deserta, tutte le auto vengono spostate e già verso le dieci cominciano ad arrivare le prime persone. La Madonna è già in processione, trasportata verso il Calvario e di lì a poco ecco fare capolino in piazza la Statua di San Giovanni, che inizierà a fare la spola tra il corteo della Madonna e quello di Gesù Risorto che, nel frattempo, è uscito dalla chiesa per avvicinarsi verso la piazza.
La Madonna è stata nuovamente rivestita degli abiti celesti, soltanto un mantello nero la tiene “velata”. Ella non sa ancora che il suo Figlio è risorto.
I due cortei si avvicinano, convergendo verso la piazza e i portatori di San Giovanni continuano la loro spola, aumentando di volta in volta l’andatura. Gli ultimi due passaggi sono fatti letteralmente di corsa, quando ormai la Madonna e Gesù Risorto sono entrambi in piazza, che ora è gremita di fedeli. Quando San Giovanni lascia Maria per l’ultima volta, lasciando il posto a Gesù, che ormai è vicino, ecco che il velo viene magistralmente deposto: la Madonna viene “svelata” e la Cunfrunta è compiuta, le portantine vengono levate al cielo mentre si fronteggiano in cerchio.
Applausi scroscianti, canti e fuochi pirotecnici festeggiano la Resurrezione del Signore ed il suo incontro con la Santa Madre, conferendo alla celebrazione della Pasqua di San Luca una singolarità ed una intensità di fede che non possono non arrivare direttamente al cuore.
[testo parzialmente già pubblicato su In Aspromonte di maggio 2015]
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