Fujifilm X30, la nuova compatta ad alte prestazioni
In questo articolo parlo della Fujifilm X30, che ho recentemente aggiunto al mio corredo fotografico. Si tratta di una recensione un pò diversa dalle solite, più simile ad una valutazione complessiva dell’apparecchio, pensata per chiarire i dubbi di chi, come me, abituato a fotografare con la reflex, decide di comprare una compatta evoluta e non sa cosa aspettarsi in termini di resa ed usabilità.
Introduzione Fujifilm X30
La macchina fotografica è, per il fotografo, lo strumento attraverso il quale egli si esprime e racconta il mondo.
Nel corso degli anni che ho dedicato alla fotografia ho utilizzato esclusivamente reflex 35mm, prima a pellicola e poi digitali, limitando l’uso delle macchine compatte a situazioni nelle quali la qualità ottica e la personalizzazione dei parametri di ripresa non erano delle priorità. Tuttavia, se è vero che un corredo reflex ha, una grande versatilità operativa, una elevata qualità immagine e una amplissima personalizzazione, è anche vero che la relativa attrezzatura non è esattamente tascabile e, per questo, non può accompagnarci in ogni momento. Spesso mi sono ritrovato a desiderare uno strumento compatto, che potesse entrare comodamente nella tasca di un giubbotto e che, al contempo, offrisse una qualità ottica ed un livello di operatività simile alle reflex. Oggi il digitale ha, da un lato, consentito la costruzione di apparecchi molto compatti e facili da usare (come le mirroless) ma, dall’altro, ha condotto i costruttori a trascurare il progetto della la fotocamera a telemetro, attualmente prodotta solo da Leica a costi improponibili per la maggior parte dei fotografi.
La telemetro unisce la compattezza e la maneggevolezza ad una altissima qualità ottica, senza rinunciare ad un mirino ottico che mostrasse ugualmente ciò che veniva effettivamente inquadrato dall’obiettivo. Il prezzo da pagare è un sistema di messa a fuoco meno intuitivo e, per questo, indigesto al moderno fotoamatore che pretende “tutto e subito” dalla fotografia.
Le nuove mirroless hanno tentato di colmare questa lacuna, ma molte sono prive di mirino ed i comandi manuali sono sepolti nei menù elettronici, demandati al firmware piuttosto che a pulsanti e leve fisicamente presenti sul corpo. Quest’ultimo, infatti, per rispondere alle moderne esigenze di miniaturizzazione, si è ristretto, a tutto svantaggio dell’ergonomia.
Per questa ragione avevo, sino ad oggi, soprasseduto all’idea di acquistare uno di questi apparecchi, oltre al fatto che la mirrorless, pur essendo molto più piccola e leggera di una reflex, ha degli ingombri un po’ eccessivi per le mie esigenze, dovuti per lo più alla sporgenza dell’obiettivo standard che, studiato per coprire un sensore di dimensioni generose (4:3 o addirittura aps-c), non era molto più piccolo del classico 18-55mm in forze a molte reflex entri level. Inoltre anche la mirrorless è pensata per costruirci su un mini corredo, dunque non è un apparecchio propriamente “compatto”.
L’assenza di un mirino di cui “soffrono” molte mirrorless è poi l’elemento che più mi frenava: per quindici anni il mio rapporto con la composizione si è svolto tra le rassicuranti e scure pareti del mirino reflex, dentro le quali mi rifugio, isolandomi dal mondo, per cercare linee e forme e per aspettare il “momento decisivo”. I nuovi display, per quanto belli e sfavillanti, non mi garantivano la stessa sensazione e spendere dei soldi per uno strumento che avrei usato con distacco non mi andava giù.
Negli ultimi anni Fujifilm, che da sempre si distingue per il fatto di percorrere delle vie autonome nel mercato (pietra miliare il sensore super ccd in forze alla S5), ha messo in piedi un nuovo sistema di fotocamere, la serie “X”, basato sul rivoluzionario sensore X-Trans. Molte le macchine interessanti all’interno di questo sistema, tutte caratterizzate da una grande cura costruttiva ed un look estremamente vintage che le rivolge ad un pubblico di fotoamatori più attento ai dettagli.
Il mio sguardo è caduto proprio sulla X30, per i motivi che di seguito cercherò di spiegare.
Benché abbia letto tante recensioni prima dell’acquisto, nessuna è stata in grado di chiarire i miei dubbi, e soltanto dopo aver scambiato qualche battuta con un utente della rete, che la possedeva e che mi ha gentilmente inviato dei file di valutazione, ho potuto capire di che tipo di macchina si trattasse e se potesse o meno rispondere alle mie esigenze. Vorrei, dunque, mettere a disposizione di altri utenti la mia personale esperienza.
Perché la X30?
Il mercato è strapieno di fotocamere di ogni tipo, al punto che è anche difficile fare una valutazione complessiva di tutti i modelli di un determinato settore e sceglierne uno. Spesso accade che un determinato modello attiri la nostra attenzione per qualche motivo e da lì si parte per capire se è un modello valido oppure no. L’estetica della X30 ha giocato, per me, un ruolo importante: la nuova linea delle fotocamere Fuji mi è piaciuta da subito ed era già un paio d’anni che le guardavo con interesse. Decisomi ad acquistare una fotocamera compatta, dotata di prestazioni superiori ma senza spendere un patrimonio sono partito da lì.
L’aspetto estetico oggi influenza molto la scelta: mentre le prime fotocamere erano oggetti sgraziati ed ingombranti, per nulla curate nell’aspetto estetico, con il progresso della tecnica e l’incremento della produzione l’investimento nel design è diventato sempre più massiccio e le fotocamere di oggi, oltre che apparecchi nati per prendere fotografie, devono soddisfare il gusto estetico per affermarsi sul mercato. Ritengo plausibile che la fotocamera debba anche piacere esteticamente a chi la compra, l’importante è non sacrificare l’usabilità e l’ergonomia in funzione del solo aspetto estetico. Dal mio punto di vista e per il mio gusto personale, la X30 soddisfa entrambe le cose, probabilmente perché il design retro richiama una disposizione dei comandi che, per decenni, è stata assolutamente funzionale. Si trattava “solo” di capire se dietro una bella estetica e una buona ergonomia ci fosse anche la sostanza.
Il corpo e i comandi
La X30 è una scatoletta di dodici centimetri per sette, con una profondità di sei, considerando anche l’obiettivo chiuso. Il peso non arriva al mezzo chilo. Ha un corpo in metallo (alluminio e magnesio), con molta gomma nei punti giusti per migliorare il grip. Chi ha mani molto grandi avrà qualche difficoltà ad impugnarla al meglio, ma nella maggior parte dei casi la presa è agevole.
Nonostante non abbia delle mani piccole, dopo qualche incertezza iniziale, dovuta ad anni di reflex, ho trovato il giusto feeling. I punti di forza sono la presenza dello zoom manuale (ossia non azionato tramite motorino elettrico bensì mediante rotazione di una ghiera sull’obiettivo), di una ghiera per la compensazione dell’esposizione, una ghiera in corrispondenza del pollice e di una ulteriore ghiera sul barilotto dell’obiettivo. Queste ghiere regolano, rispettivamente, i tempi e i diaframmi, ma le funzioni possono essere invertite tramite il pulsante nero frontale alla destra dell’obiettivo. Il resto dei comandi è abbastanza in linea con il trend di mercato; da notare il pulsante Fn che, per impostazione predefinita, attiva la funzione Wi-Fi ed il pulsante “drive” che consente di impostare i vari modi di scatto.
Il flash è a scomparsa e si attiva meccanicamente con una levetta. La slitta consente l’installazione di flash esterni a cobra: in listino la Fuji ne ha diversi modelli ma, in modalità manuale, è possibile usare qualunque flash esterno (ad eccezione di quelli Sony/Minolta che hanno una slitta completamente diversa).
Sul fronte, in basso a sinistra, il selettore della modalità di messa a fuoco, del tutto simile a quello delle reflex Nikon. Tramite il pulsante “Q”, in corrispondenza del pollice destro, è possibile impostare i principali parametri di ripresa, quali ISO, WB, qualità del file e caratterizzazione tonale.
Il resto si trova all’interno del menù, che non è dotato di una particolare intuitività ma del quale si viene a capo dopo un po’ di esercizio e di lettura del manuale. Su questo punto una nota a sfavore: il manuale completo è solo on line ed è davvero striminzito nella spiegazione, oltre che piuttosto criptico nelle definizioni delle funzioni. Molte sembrano sovrapporsi e neanche per me è stato facile, all’inizio, capire il significato di alcune abbreviazioni.
Il mirino e l’LCD
Per scegliere una fotocamera piuttosto che un’altra l’ideale sarebbe poterle vedere tutte dal vivo, fare qualche scatto e rendersi conto di come “cade” in mano. Ovviamente non è possibile e bisogna accontentarsi delle possibilità che, di volta in volta, ci capitano. Nel mio caso ho potuto mettere l’occhio nel nuovo mirino elettronico Fujifilm in una X-T1. L’impressione è stata notevolmente positiva: fluido, con lag virtualmente azzerato, ed incredibilmente definito (2.360.000 di punti) è uno dei migliori EVF attualmente sul mercato. Considerato che la X30 ha lo stesso mirino elettronico mi sono fidato di quella sensazione, mettendo in conto che avrei avuto a che fare con un mirino più piccolo e con un minore ingrandimento. Arrivata la macchina ho riscontrato che la valutazione era stata corretta: la mia fotocamera principale è una Nikon D700 che ha un mirino maestoso e, ciononostante, riesco ad utilizzare quello della X30 senza rimpiangerlo troppo, il che significa che è un buon mirino. È superiore anche rispetto al precedente modello, la X20, che aveva un mirino galileiano di tipo ibrido, sul quale erano sovrimpresse le informazioni di scatto ma che soffriva del difetto di parallasse tipico di questi mirini. Gli EVF, d’altra parte, hanno sempre prestato il fianco a vari problemi, tra i quali il ritardo nel refresh rate, la scarsa definizione ed il consumo di batteria, ma Fujifilm li ha risolti egregiamente.
Le informazioni sono le stesse che troviamo in un mirino reflex, con in più la possibilità di leggere in sovrimpressione l’istogramma in real time ed attivare o meno la pre-visualizzazione delle impostazioni scelte (in sostanza l’immagine sarà più chiara o più scura a seconda delle impostazioni di ripresa). Il mirino è affiancato da un sensore ottico che consente di switchare automaticamente tra EVF e display avvicinando la fotocamera al volto.
Lo utilizzo parecchio, molto di più del display, proprio perché il mio modo di inquadrare e di comporre è sempre stato basato sull’utilizzo del mirino reflex ed il fatto che riesca ad utilizzarlo senza particolari problemi è la conferma che si tratta di un ottima soluzione per dotare anche questa super compatta di un valido mirino.
L’immagine in basso è una fotografia dell’EVF della X30. Ovviamente non è molto definita e non può rendere l’idea, ma mostra le informazioni che è possibile leggere nel mirino. E’ anche possibile sovrimprimere una griglia a 9 o 24 riquadri oppure le linee guida per l’inquadratura cinematografica HD.
Notare come il tempo di 1/2000 di secondo appaia in rosso: nelle modalità M, A, S, P, tutti i tempi superiori ad 1/1000 vengono visualizzati in rosso, ad indicare che nelle altre modalità non sarebbe possibile utilizzarli.
Anche il display molto definito e luminoso. Rispetto alla X20 le dimensioni sono passate da 2,8″ a 3″ e la definizione è passata da 460K punti a 920K, ma la novità più importante è costituita dal fatto che il nuovo LCD è basculante. Non si tratta di uno snodo completo a tre assi, ma è comunque sufficiente per inquadrare dall’alto verso il basso e viceversa: cosa molto utile in alcuni casi. La cerniera è piuttosto solida è sembra fatta per resistere bene all’uso.
La ripresa fotografica e la velocità operativa
Scattare fotografie con la X30 è piuttosto semplice. Può essere impostata in modo completamente manuale, impostando sia il tempo di posa che l’apertura del diaframma, utilizzare la priorità di tempi o diaframmi oppure il totale automatismo. La ghiera di impostazione dei modi consente, altresì, di impostare i classici modi a priorità di diaframma e di tempo, oltre alla modalità “P”, programma versatile. Ci sono, altresì, le ulteriori modalità di ripresa:
- SR+, con cui la fotocamera applica automaticamente le impostazioni ritenute più corrette in base alla scena.
- ADV, con cui è possibile realizzare con semplicità delle doppie esposizioni, delle riprese notturne o delle immagini con sfondo sfuocato
- SP1 ed SP2, alle quali può attribuirsi una specifica modalità di ripresa per richiamarla facilmente.
Al di là dei dettagli, che trovate facilmente nel menù on line della fotocamera, vorrei soffermarmi sull’uso concreto della X30 e sulle differenze che rende rispetto ad una reflex.
La macchina, ovviamente, ha un’ergonomia peggiore della reflex e, come detto, il mirino è più piccolo e meno confortevole. Tuttavia è pensata per essere compatta, dunque è normale che si sia sacrificato qualcosa in questi termini. Nonostante ciò si impugna bene e la presenza delle due ghiere, del pulsante di switch al lato dell’obiettivo e del pulsante “Q” lato pollice destro consentono di scattare senza distogliere lo sguardo dal mirino. Solo chi ha mani molto grandi potrebbe avere qualche problemino.
La vera differenza rispetto ad una reflex è nell’autofocus e nella velocità di scrittura ed elaborazione dei file, che risultano meno efficienti senza, tuttavia, costituire dei veri limiti operativi. L’AF non è malvagio, ma essendo a rilevazione di contrasto deve essere puntato su linee e forme piuttosto definite, laddove un AF reflex non avrebbe problemi a mettere a fuoco. Tuttavia la presenza dell’illuminatore ausiliario facilita e parliamo comunque di situazioni limite, nella stragrande maggioranza dei casi la messa a fuoco è ottimale. Alla peggio può sempre farsi ricorso al fuoco manuale, molto efficiente e facilitato dalla possibilità di avere un ingrandimento a schermo e di evidenziare i contorni con delle linee colorate che indicano quando l’immagine è a fuoco.
Più lenta la capacità di scrittura sulla scheda SD dei dati acquisiti, come si può riscontrare dalla presenza della spia che segnala quando è terminato lo scaricamento dei dati. Tuttavia ciò non inibisce la possibilità di effettuare scatti in sequenza senza fastidiose attese, questo perché la fotocamera riesce a scrivere sulla scheda anche se nel frattempo scattiamo un’altra foto. Ciò vale anche scattando in RAW+JPEG fine: è possibile scattare una foto dietro l’altra, mentre la macchina, mano a mano, scarica i dati sulla scheda.
In linea di massima posso affermare che la lentezza nella scrittura su scheda è compensata da un buon buffer di memoria, che consente di scattare con continuità senza perdere l’attimo.
AGGIORNAMENTO: La prova iniziale è stata fatta con una scheda SD SanDisk Ultra, Classe 6. Una scheda di buona qualità ma abbastanza normale in fatto di prestazioni. Acquistando una SanDisk Extreme, Classe 10, i tempi di scrittura dei file su scheda si riducono sensibilmente, come è possibile verificare osservando la spia luminosa sulla fotocamera.
Riguardo l’otturatore è il caso di chiarire i dubbi che imperano sulla rete, anche a causa di informazioni errate sul sito del produttore.
I tempi di esposizione vanno da 1/4000 di secondo a 30 secondi e non è possibile impostare la posa “Bulb”. Tuttavia, il tempo di otturazione minimo è utilizzabile liberamente solo in modalità manuale, nella priorità di tempi e diaframmi ed in modalità “P”. Nelle modalità automatiche, invece, il tempo massimo è di ¼ di secondo e quello minimo di 1/4000 non è utilizzabile a tutta apertura. Una scelta abbastanza incomprensibile ma assolutamente ininfluente per chi, ragionevolmente, utilizzerà solo la modalità manuale e gli automatismi parziali.
Più rilevante la limitazione del massimo tempo di posa con il salire della sensibilità ISO. I 30”, infatti, possono essere utilizzati soltanto alla sensibilità minima di 100 ISO, mentre impostando valori maggiori il tempo massimo di esposizione si riduce, a seconda di quanto si innalza la sensibilità. Ritengo che la ragione sia dovuta alle dimensioni del sensore che, pur rispondendo bene alle alte sensibilità in condizioni normali (come vedremo a breve) soffrirebbe il surriscaldamento e l’eccessiva amplificazione su lunghe esposizioni, generando un eccesso di dead pixel. La limitazione, tuttavia, è parziale, dal momento che non si tratta di una fotocamera nata per fotografare la volta celeste o per effettuare star trails.
Qui sotto potete comunque valutare la resa su un notturno realizzato con 8” di esposizione a ISO 400, F/2,5.
Da notare la presenza di un ottimo modulo Wi-Fi, che consente di interfacciare la fotocamera con il proprio smartphone. Scaricando l’apposita app gratuita è possibile inviare le foto scattate (esclusivamente quelle in formato jpeg) allo smartphone, accedendo così alla possibilità di condividerle ovunque. Ma la cosa più sorprendente è che tramite l’app è possibile comandare la macchina a distanza, direttamente dal display del telefono, con la possibilità di modificare tutti i parametri di ripresa. Una chicca non da poco, che consente di utilizzare la fotocamera in applicazioni singolari, come la ripresa naturalistica, oppure collocando l’apparecchio in posizioni difficili o pericolose e scattare fotografie in comodità e sicurezza.
Come vedete, dal display dello smartphone è possibile modificare tutti i principali parametri di scatto. Viene addirittura visualizzata la percentuale della batteria. Sul punto deve notarsi come l’utilizzo della stessa batteria della X100, da 1700 mhA, garantisce un’ottima autonomia, decisamente non da compatta ma molto vicina a quella di una reflex.
Il sensore X-Trans: definizione e rumore
La X30 è equipaggiata con un sensore di 2/3 di pollice, molto più piccolo di un APS-C, ma anche del sensore da 1,5” che equipaggia, ad esempio, la Canon G1x mkII, o quello da 1″ in forze alla Sony RX100 III, che pure avevo preso in considerazione. Come è noto la minore area del sensore costringe ad utilizzare dei fotodiodi più piccoli, meno efficienti alla luce e quindi più inclini a generare interferenze. In altre parole rumore ad alti iso.
La prova sul campo ha smentito tutto questo.
La particolare struttura del sensore X-Trans, unita all’assenza del filtro anti-alias consente, effettivamente, di avere file definiti e pienamente utilizzabili anche a 3200 ISO.
Sul punto necessita un ulteriore chiarimento. La X30 arriva nominalmente alla sensibilità di 12.800 ISO; tale sensibilità, tuttavia, è raggiungibile soltanto se si scatta in formato JPEG. Impostando il salvataggio RAW, anche abbinato al JPEG, la sensibilità si ferma a “soli” 3200 ISO. La scelta è abbastanza bizzarra ed apparentemente inspiegabile. Quel che è certo è che utilizzando il formato RAW si riesce ad ottenere il massimo da questa fotocamera. I Jpeg sono, invece, qualitativamente inferiori, a causa di un algoritmo che non preserva il dettaglio fine.
Certamente se fosse stato possibile scattare in RAW a sensibilità superiori a 3200 ISO il rumore sarebbe stato ancora più evidente ma con una buona elaborazione i risultati sarebbero stati migliori di quelli forniti dalla conversione effettuata dalla macchina.
Ma tant’è. Forse una scelta commerciale per indurre ad acquistare fotocamere più costose.
Rimane il fatto che, nonostante il mercato offra fotocamere dotate di sensibilità sempre più impressionanti (la recente mirrorless Sony a7S offre una sensibilità pari ad addirittura 409.600 ISO!), nell’uso concreto tali valori sono spesso opulenti e sovrabbondanti. Anche con la mia D700, reflex notoriamente a suo agio alle alte sensibilità, ho raramente avuto la necessità di superare i 3200 ISO.
Come è possibile evincere dalle immagini sotto, a 1600 E A 3200 ISO la X30 sforna dei file con una grana evidente ma compatta, che non sacrifica il dettaglio fine. Volendo ridurne l’impatto consiglio l’utilizzo del plugin Noiseware Reduction.
Tutto merito della nuova struttura dell’X-Trans, di cui parlerò più approfonditamente in un prossimo articolo. La particolare matrice di filtri RGB e la mancanza di filtro low-pass conferisce ai file una elevata nitidezza e un’ottima resa del dettaglio fine, nonostante si tratti, come già detto, di un sensore di piccole dimensioni.
Anche la gamma dinamica è notevole. Ho effettuato una prova sul campo fotografando un alba in una location che avevo già visitato e fotografato con la reflex. Ho portato con me solo la X30, per metterla alla corda con i forti contrasti generati dal sorgere del sole ed i risultati sono stati sorprendenti. Ho fotografato senza problemi anche quando il disco solare è spuntato sull’orizzonte, ricorrendo a doppie esposizioni solo quando era troppo alto e luminoso, con una risposta della macchina molto simile a quella della reflex. Anche alle alte sensibilità la gamma dinamica rimane molto buona e ciò rende ancor più utilizzabili gli alti valori iso.
Nelle immagini in basso è possibile verificare la notevole gamma dinamica della X30 e la sorprendente nitidezza e resa cromatica del piccolo sensore X-Trans.
Va detto che la macchina consente di emulare, tramite la funzione Film Simulation, le più note pellicole prodotte da Fuji, quali la Velvia, la Provia e la Astia, oltre ai profili Bianconero e Seppia e altri due profili Pro Neg. Standard e Pro Neg. Hi. E’ stato inoltre introdotto il nuovo profilo Classic Chrome, che dovrebbe rispondere alle esigenze degli utilizzatori di fotocamere Fuji, anche se la descrizione di tale profilo nel manuale è piuttosto incomprensibile (“Colore morbido e contrasto delle ombre aumentato per un aspetto calmo”). Non mi soffermo sui profili perchè non utilizzo il jpeg della fotocamera, né il raw converter Fuji, gli unici modi per potersi avvalere dei profili incorporati.
L’unico vero neo del sensore ridotto non è costituito dal rumore ma dalla qualità dello sfocato: i sensori più grandi offrono notoriamente una profondità di campo inferiore (a causa delle regole legate al circolo di confusione ottica). La fotocamera è dotata di una funzione che consente di migliorare lo sfocato nei ritratti, realizzando tre scatti e fondendoli automaticamente per aumentare lo stacco tra il soggetto e lo sfondo, ma in tal caso non è utilizzabile il formato RAW.
L’obiettivo
In una fotocamera che non consente la sostituzione dell’ottica l’obiettivo diventa fondamentale.
I tecnici Fujifilm, consapevoli di questo, hanno messo a punto una lente particolarmente riuscita. La X30 è dotata di un obiettivo zoom di focale equivalente a 28-112, con apertura di F/2,0-2,8, dotato di lenti asferiche e trattamento anti riflesso EBC (Electron Beam Coating).
Si tratta di una lente piuttosto nitida, con una scarsissima distorsione, che sfrutta al meglio la definizione dell’X-Trans da 12 Mpx. E’ consigliabile abbinare il paraluce (non in dotazione) per evitare il flare quando la luce è laterale, anche se è facile schermare con la mano qualora dovesse insorgere il problema.
In basso un esempio di inquadratura al livello dell’acqua, realizzata grazie al display basculante, nella quale si nota un leggero ma piacevole flare sulla destra a causa della forte luce radente, volutamente non schermato con le mani o il paraluce.
Conclusioni
La Fujifilm X30 è davvero una fotocamera sorprendente.
In un corpo compatto e relativamente leggero, rifinito con ottimi materiali e dal sapore vintage, è contenuto un elevato livello di tecnologia. La qualità immagine è molto alta e in una buona quantità di situazioni non fa rimpiangere la reflex.
Il sensore X-Trans da 2/3 di pollice fornisce risultati di tutto rispetto, perdendo qualcosa soltanto in termini di sfocato rispetto a macchine dotate di sensori più grandi. Ma non si può avere tutto e le scelte devono essere fatte in modo soggettivo. Per me era più importante poter disporre di un mirino e di uno zoom manuale, ma se potete fare a meno di tali funzioni esistono altre fotocamere, dotate di sensore di dimensioni maggiori che offrono prestazioni migliori ad alti iso, come la G1x mk II o la Panasonic lx100. Quest’ultima, in particolare, è una fotocamera molto interessante ma ha un prezzo superiore ed è priva di flash incorporato (viene venduta con un minuscolo lampeggiatore da installare sulla slitta). Tuttavia, una valutazione complessiva dell’apparecchio unita alla resa comunque buona della X30 alle sensibilità più alte, mi ha spinto a scegliere quest’ultima fotocamera, perché complessivamente più completa e con un costo più basso. L’unico elemento che poteva costituire un serio dubbio era la resa del sensore.
Come già detto l’X-Trans è realmente un sensore rivoluzionario e benché lo stato dell’arte sia costituito dal formato aps-c, in forze alla X-T1, alla XE-2, alla X100S e ad altri modelli, il piccolo da 2/3 di pollice sorprende davvero. La particolare struttura dell’X-Trans richiede qualche accortezza in post-produzione, della quale tratterò in un prossimo articolo, ma niente che costituisca una seria complicazione d’uso.
La Fujifilm X30 è una ottima fotocamera, e credo che la utilizzerò molto spesso in sostituzione della mia reflex!
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