Sabato 17 gennaio 2015
La nebbia trasforma il paesaggio, lo astrae e lo catapulta in una dimensione surreale…
Io, Antonio ed Alessandro amici decidiamo di salire sull’altipiano dello zomaro per una passeggiata e qualche fotografia. Non prepariamo un’escursione impegnativa, soltanto una semplice passeggiata alla ricerca di qualche scorcio da fotografare; nel pomeriggio c’è l’ultima lezione del workshop di postproduzione e per le 16 dobbiamo rientrare. Ci fermiamo a Cittanova per comprare dei panini ed affrontiamo in gli ultimi 9 chilometri di S.S. 111 verso la montagna.
Giunti al quadrivio svoltiamo a destra, imboccando la “strada dei due mari”. Così è chiamata la SP36 che collega i due incroci sopra Cittanova e Oppido Mamertina: una lingua d’asfalto che cavalca letteralmente la dorsale settentrionale dell’Aspromonte, offrendo vedute sia sul Mar Ionio che sul Mar Tirreno.
L’auto scorre lenta. Attraversiamo il piccolo villaggio di Moleti, guardando fuori dal finestrino per individuare un punto interessante ove scendere e scattare qualche fotografia. Giunti in uno slargo della strada, ove un grande agglomerato di bianca roccia calcarea giganteggia sul margine Ionico ed al quale è avvinghiato un bellissimo esemplare di Agrifoglio, individuiamo un costone dal quale pensiamo si possano godere delle belle vedute. Più avanti una carrareccia conduce verso quel costone e la imbocchiamo per poi lasciare l’auto.
Siamo al margine della foresta ed il paesaggio muta. La foresta lascia spazio alla classica gariga del versante ionico dell’Aspromonte, ove sul suolo involuto l’Erica Arborea, i Lecci e la Roverella resistono coraggiosamente ai venti ed alle intemperie. La percorriamo verso il ciglio che avevamo scorto in precedenza, ma una fitta nebbia si sta levando proprio in quel momento, coprendo completamente la vista del mare e inghiottendo ogni cosa. Non c’è speranza di realizzare fotografie panoramiche, anche se da lì la vista sarebbe stata meravigliosa. Facendo qualche calcolo mi rendo conto di essere grossomodo sul tratto d’Aspromonte che si trova a monte dell’abitato di Cirella di Platì, quindi a valle dovrebbero trovarsi Monte Pinticudi, Monte Iacono e Monte Colaciuri, ma è impossibile individuarli.
Tuttavia, nonostante l’impossibilità di scattare le fotografie che avevamo immaginato, la nebbia ci mostra un Aspromonte diverso, lirico e sospeso, nel quale le fronde degli alberi ed i cespugli di erica disegnano forme ancestrali. La foresta di Fangorn, di Tolkieniana memoria, è lì, davanti a noi!
Facciamo ancora qualche scatto, utilizzando come modelli anche qualche mucca con il suo vitellino, consumiamo il pane e poi proseguiamo verso il “Sanatorio” sopra Oppido Mamertina. Lì imbocchiamo la Strada Comunale Santa Cristina d’Aspromonte che conduce verso l’altopiano di Carmelia. L’idea è di scendere da Delianuova, ma si sono già le 15.00 e si farebbe troppo tardi.
Fermiamo l’auto poco più avanti del crocefisso, nei pressi di una vecchia latteria ormai diruta. In quel punto la foresta di faggio ai margini della strada si sviluppa in un tratto pianeggiante e la presenza di alcuni tavolini invita a pranzare all’aperto. La nebbia è molto fitta e la latteria emerge minacciosa e tetra dal bianco lattiginoso.
Mi incammino tra gli alberi, addentrandomi un poco nel bosco e improvvisamente mi ritrovo in un piccolo angolo di paradiso. Un ruscelletto scorre sornione nel sottobosco, in un tratto in cui si stende un tappeto di muschio verde brillante, a tratti ricoperto della calda coperta di foglie di Faggio. Mi intrattengo a fotografare quando, dopo alcuni minuti, odo degli sbruffi e uno scalpitio di zoccoli poco lontano. Non vedo nulla nella nebbia, dunque mi dirigo nella direzione dalla quale avevo sentito provenire i rumori e, poco dopo, ecco apparire a breve distanza le sagome inconfondibili di tre cavalli. Non si lasciano avvicinare più di tanto, dunque sono costretto a sostituire l’obiettivo con uno più lungo. Così facendo riesco a riprendere la visione epica che mi si para davanti agli occhi. Giusto il tempo di qualche scatto, perchè poi gli animali, stanchi della mia perseveranza, si allontanano inesorabilmente.
Poche fotografie in questa giornata, ma ancora una volta diverse ed intense.
Grazie Aspromonte.
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