All’interno della Costa Ionica, in corrispondenza degli abitati di San Luca e Natile, si trova un’area di estremo interesse naturalistico, storico e ambientale, conosciuta come “La Valle delle Grandi Pietre” (fig. di testata). Il nome le deriva dalla presenza di numerosi monoliti, il più grande e conosciuto dei quali è Pietra Cappa, ed al quale si affiancano Pietra Longa, Pietra Stranghiò, le Rocce di Febo ed, appunto, Pietra Castello.
Quest’ultima è, in realtà, un agglomerato di enormi rocce, alcune delle quali particolarmente imponenti, il cui nome le deriva, secondo le poche fonti disponibili, sia dalla posiziona arroccata, sia dalla forma, sia dall’effettiva presenza di ruderi di un Castello risalente, sembra, al periodo Bizantino.
La formazione rocciosa di Pietra Castello è talmente imponente che è visibile già dall’abitato di San Luca, ma è dal letto del torrente Buonamico che se ne percepisce appieno la dimensione spaventosa. La rocca infatti incombe austera e minacciosa sull’escursionista che si accinge a risalire il fiume verso il Lago Costantino.
Il desiderio di raggiungere Pietra Castello è scaturito sia dal suo valore naturalistico e territoriale (la posizione e la conformazione regalano inquadrature mozzafiato), sia da alcuni passi di storia di San Luca che ho avuto modo di leggere su diversi testi, purtroppo, poco conosciuti.
Le vicende del luogo sono infatti legate in parte alla storia di Potamìa, antico abitato di San Luca situato più a monte rispetto all’attuale posizione e abbandonato definitivamente il 18 ottobre 1592 (a causa, probabilmente, dell’erosione e delle conseguenti frane), giorno in cui si colloca la fondazione ufficiale dell’attuale San Luca.
Raggiungere Pietra Castello non è particolarmente difficile. Dal centro di San Luca bisogna imboccare la strada provinciale che conduce in montagna, percorrendola per circa 5 km, fino ad incontrare un cancello che sbarra una carrareccia posta sul lato sinistro della strada, circa 500 metri prima di Pietra Longa.
A quel punto si lascia l’auto e si percorre la carrareccia, contrassegnata dai simboli bianchi e rossi del Sentiero Italia; raggiunta una sorta di crocevia con altro sentiero (che conduce al Lago Constantino), bisogna proseguire dritto, puntando in direzione di Pietra Castello. Giunti alla Base della formazione rocciosa è necessario lasciare il sentiero e salire lungo il ripido pendio che conduce al costone presente tra le due più imponenti rocce di Pietra Castello. La salita è faticosa, anche se non particolarmente lunga, ma ripaga di tutto. Una volta sul costone la vista spazia sull’intera Valle delle Grandi Pietre.
Si ha la sensazione di tornare indietro nel tempo e di sentire le voci degli antichi abitanti di quel luogo remoto e incantato…
L’intera area di Pietra Castello è disseminata di frammenti di cotto rudimentale, probabilmente risalenti al periodo in cui l’area era abitata. Il Prof. Domenico Minuto, nel suo libro “Catalogo dei monasteri e dei luoghi di culto tra Reggio e Locri“, riferisce di aver avuto in dono da un suo accompagnatore del luogo, delle monete bizantine trovate a Pietra Castello. Il ritrovamento di tali monete, attualmente conservate al museo di Reggio Calabria, attesterebbe con ragionevole certezza la datazione Bizantina (395 -1453 d.c.) dei resti della Fortezza. Alcune fonti, d’altra parte, ipotizzano una datazione ancor più risalente: visto il tipo di muratura e la conformazione delle cinta murarie risulta verosimile ipotizzare che i costruttori Bizantini abbiano utilizzato come base una preesistente fortezza romana.
Purtroppo il sito non è mai stato oggetto di studi storici ed archeologici accurati, che potrebbero portare ad una ricostruzione attendibile e non basata su mere ipotesi.
Perfino la stessa storia dell’abitato di Potamìa è pressochè sconosciuta agli stessi Sanluchesi; qualcosa di più si può leggere negli scritti del compianto Padre Stefano De Fiores (San Luca, 2 ottobre 1933 – Catanzaro, 14 aprile 2012), e in alcune pubblicazioni che hanno avuto poca diffusione.
Il sito di Pietra Castello (secondo C. Alvaro “Un dito puntato verso il cielo”) è un luogo senza tempo. Dalla sommità del monolite la vista spazia su tutta la valle, fino al mare. L’atmosfera è densa e storia, mito e leggenda si mescolano insieme. Una tra le tante leggende che riguardano il Castello è quella di Atì, contessina di Potamìa, della quale pubblico la scansione di un articolo di Beniamina Callipari.
Nel periodo invernale, i suoni della piena del Buonamico si possono udire fin dalla cima, amplificati dai contrafforti del torrente e il fronte della frana che nel 1973 diede origine al Lago Costantino si manifesta in tutta la sua immensità.
La rupe sommitale di Pietra Castello è caratterizzata da una fenditura che l’attraversa in senso orizzontale, creando una sorta di corridoio a giorno entro il quale è possibile camminare. Arrivare alla fenditura è possibile, ma bisogna presta molta attenzione nella scalata finale che porta alla cima. Il sentiero è piuttosto rudimentale e si dirama lungo la roccia con l’ultimo tratto quasi verticale nel quale la presenza di terra e detriti rende meno sicura la presa.
Una volta in cima il rapimento dei sensi è totale. Il vento lambisce le rocce e lo sguardo si perde tra immensi costoni di roccia che arrivano dritti fino al fiume. In lontantanza si scorge, maestoso, il Montalto.
Una certa consapevolezza comincia a formarsi e si comprende come mai gli antichi abitanti di quel luogo potessero viverci.
Ulteriori informazioni sul sito di Pietra Castello possono essere reperite in questo volume curato da “Segni dell’uomo NELLE TERRE ALTE d’Aspromonte”, disponibile per il download in formato pdf.
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