«Che fotografo sono? Sono un misuratore di spazi: arrivo in un luogo e mi sposto come un rabdomante alla ricerca del punto di vista. Cammino avanti e indietro, la cosa importante è cercare la misura giusta tra me, l’occhio e lo spazio. L’azione fondamentale è lo sguardo, la foto è la memoria tecnica fissata di questo sguardo. ma c’è bisogno di tempo, la foto d’eccellenza è contemplativa».
Con queste parole Gabriele Basilico (Milano 1944 – Milano 13 febbraio 2013) parla di sè, della sua Fotografia, in un’intervista resa a Mario Calabresi e pubblicata su La Stampa.it all’indomani della sua scomparsa.
Basilico è stato uno dei Grandi Fotografi della Fotografia Italiana, il fotografo dei grandi spazi e delle composizioni impeccabili.
La sua è una fotografia contemplativa, che richiede all’osservatore di dedicarvi il tempo dovuto, di trarre le proprie conclusioni, oppure di notare i rapporti che intercorrono tra le strutture e le tra le strutture e il paesaggio.
L’immagine in alto l’ho scelta perchè sintetizza in modo impeccabile il suo stile e il mio pensiero è stato confermato dalla lettura dell’intervista, nella quale ho scoperto che quell’immagine è considerata dallo stesso Basilico “la sua foto ideale”.
«Dall’alto della collina abbracciavo il Paese con le case antiche e gli edifici industriali, il porto, il mare, le barche, la terra e le nuvole che volavano velocissime. Tutto era davanti a me, reso ancora più potente dal vento fortissimo che stava rendendo il paesaggio una cosa viva, c’era un cielo alla Vermeer o come quelli che avevo ammirato nelle vedute di Dresda di Bernardo Bellotto: dovevo solo scattare. Volevo un’immagine incisa, con una solidità materica ben visibile, così avevo bisogno di un tempo di posa lungo, ma il cavalletto volava via e tutto si agitava. Allora ci siamo tolti le giacche a vento, abbiamo improvvisato una vela di protezione e finalmente ce l’ho fatta»
La morte di Gabriele Basilico è un grande lutto per il mondo della Fotografia, se n’è andato un pezzo di storia. Le sue fotografie e il suo stile mi hanno positivamente influenzato, spingendomi ai limiti del possibile per la ricerca dell’inquadratura perfetta e delle condizioni ideali per lo scatto.
Spesso si crede che prendere delle buone fotografie sia semplice. Invece spesso è il frutto di lunghe ore di cammino, di aspettative e di delusioni, di rischi per raggiungere una determinata posizione per lo scatto. Fotografare il paesaggio, urbano o rurale, è anche il frutto di uno studio preventivo del territorio e della sua storia. L’atto stesso di fotografarlo significa scrivere una pagina di storia, perchè la fotografia è storia.
Tutto questo era Gabriele Basilico, e lo è ancora, perchè egli vive e vivrà sempre nelle sue Fotografie. [G.P]
Segnalo questo link al sito “Studio la Città” dove è possibile guardare diverse sue immagini.
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