E’ possibile rimanere attoniti dinnanzi alla potenza di un luogo e turbati da un insieme di sentimenti tra di loro contrastanti conseguenti alla sua visione.
Meraviglia, incredulità, rispetto, tristezza.
Il Lago Costantino è nato, ha avuto la sua parentesi in questo mondo, e sta andando via, mesto e silenzioso.
Sono passati quasi quarant’anni da quella notte di pioggia e fulmini che, tra il 3 e il 4 gennaio 1973, causò la frana che ostruì il corso del torrente Bonamico, dando origine al lago; molti di più di quelli che, secondo alcuni ricercatori dell’università di Berlino che studiarono il lago negli anni successivi alla sua formazione, sarebbero stati sufficienti alla sua completa scomparsa, a causa dell’accumulo di detriti sul fondo.
Oggi non rimane che circa un quarto dell’originaria estensione del Lago, poco più che una pozza se paragonato al periodo più rigoglioso e che lo vedeva estendersi per una lughezza di 2,4 km, per un totale di 7.000.000 di metri cubi d’acqua ed una profondità massima di 18 metri.
Sono venuto a conoscenza dell’esistenza del lago nel 2008 e mi ero ripromesso di visitarlo prima possibile, ma è stato soltanto con la fondazione di Imagorà e l’inizio della nostra attività escursionistica e di documentazione del territorio che sono riuscito, assieme agli altri componenti dell’Associazione, ad effettuare una spedizione per documentare lo stato del luogo. Insieme a Massimo Collini, Rocco Romola e Giuseppe Filice, infaticabili compagni di avventure, ho intrapreso il cammino che da San Luca conduce al lago, passando attraverso il torrido letto del Bonamico l’otto di luglio 2012, con grandissima motivazione nonostante il caldo lacerante.
La storia del Lago mi ha subito colpito. Sono sempre stato attratto dalla natura e dalle sue manifestazioni, e la nascita del lago è un pò come la scrittura delle Tavole della Legge: il dito di Dio che con un tocco dà vita ad un piccolo paradiso in terra. Un intero costone di montagna si stacca dalla parete rocciosa e cade a valle, ostruendo il corso del torrente… Quello che prima era un arido letto di sassi diventa una distesa di acqua cristallina, che ha dato vita ad un intero ecosistema. La vegetazione spunta rigogliosa sulle sponde e le acque si popolano di trote. In quei pochi chilometri quadrati l’aspromonte ionico muta il suo volto e diventa un’oasi.
Era nato qualcosa che, a mio avviso, doveva entrare a pieno titolo nel patrimonio dell’umanità, per essere tutelato, curato, ed essere portato a conoscenza dei più.
Putroppo le cose non sono andate in questo modo. Per mille motivi, soltanto alcuni dei quali comprensibili, il lago è rimasto non solo sguarnito di qualsivoglia tutela (a parte gli stuti compiuti nulla è stato fatto per conservare ciò che la natura aveva spontaneamente offerto), ma anche lasciato pressochè sconosciuto al grande pubblico e visitato soltanto da alcune schiere di volenterosi visitatori che, più o meno per caso, ne sono venuti a conoscenza. E’ citato anche in alcune pubblicazioni che, purtroppo, non hanno mai avuto la diffusione che avrebbero meritato.
Oggi il Lago sta morendo, riempito lentamente dai depositi alluvionali portati dal torrente; nel giro di qualche lustro sarà completamente scomparso, lasciando dietro di sè una distesa arida e una sparuta vegetazione.
La spedizione al Lago è stata una delle esperienze più intense che io abbia mai vissuta nel mio percorso fotografico. Nonostante la mutilazione subìta, ed ancora in atto, il sito del Lago si mantiene ricco di fascino, esigendo rispetto ed ammirazione per madre natura che nel corso di questi decenni ha dato l’ennesima dimostrazione di saper regalare dei veri e propri tesori. Sta a noi saper trarre giovamento da questi, rispettandoli e godendo della loro esistenza senza avidità, per il tempo che ci viene concesso.
Rimane il rimpianto di non essere riuscito, per ignoranza, a visitare il Lago nel periodo del suo massimo splendore e di non poter portare con me quel ricordo. Mi riprometto, tuttavia, di tornare, per realizzare altre riprese e per immergermi, ancora una volta, in quella pace che, nonostante tutto, permane…
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